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Monitorare nel silenzio le dinamiche terrestri profonde 
Tra rocce, alberi di sughero e pascoli, ai bordi della miniera di Sos Enattos in Sardegna,  l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha installato SOSE, la prima stazione di monitoraggio e primo nodo della rete integrata nazionale GPS (RING) a 4 km dai tunnel destinati all’ Einstein Telescope (ET).
L’importanza di questo primo passo è duplice: da una parte il contributo di INGV alla candidatura per l’ET e, dall’altra, l’avvio del nuovo Osservatorio geofisico Sardinia Far Fault Observatory (FABER), nell’ambito del progetto PNRR Monitoring Earth’s Evolution and Tectonics (MEET).
L’Italia della scienza sta puntando su questa vasta area tra i comuni di Lula, Bitti e Onanì, nella provincia di Nuoro, in prossimità della miniera di Sos Enattos, grazie al relativo silenzio tettonico del sito. Come spiega Carlo Giunchi, primo ricercatore INGV e coordinatore di FABER, “il nostro contributo è quello di rafforzare le ragioni scientifiche della candidatura. La possibilità di raccogliere dati sperimentali che confermino la stabilità geodinamica a lungo termine di questa zona e gli eventuali cambiamenti in un arco di tempo specifico è uno studio propedeutico di fondamentale importanza per l’installazione dell’ET”.
Inoltre, il nuovo Osservatorio FABER sarà anche centro di sviluppo di alcune tecnologie funzionali all’ET: un modo per testare innovativi strumenti in condizioni simili del sottosuolo.

Un punto fermo nella rete RING
La rete RING monitora le deformazioni del suolo. Questo nuovo nodo della rete è importante anche per il miglioramento dei dati dell’intera rete geodetica. A spiegarlo è Roberto Devoti, primo tecnologo dell’INGV: “SOSE costituisce una stazione fiduciale del sistema di riferimento terrestre, una sorta di ancoraggio sulla terraferma dei dati provenienti dai satelliti in movimento. Più è stabile il punto, più l’ancoraggio è efficace e le distorsioni, insite in qualsiasi misurazione, sono ridotte”.
Infine l’installazione di una stazione GPS in un luogo che non risente di deformazioni tettoniche consente alle nostre ricerche di isolare, e quindi osservare meglio, gli altri segnali in gioco. “Ad esempio - continua Devoti- possiamo studiare la deformazione indotta dal ciclo idrologico o le variazioni dell’alta atmosfera”.
Per queste ragioni Sos Enattos si avvia a diventare il cuore non solo di un osservatorio spaziale, ma anche un punto privilegiato per il monitoraggio multiparametrico delle dinamiche terrestri profonde.